mercoledì 30 marzo 2011

la chiave

"...se facessimo continuamente pompini agli uomini governeremmo il mondo!"
Samantha

domenica 20 marzo 2011

odissea di serate tristi

ho bisogno...
ho bisogno di persone con cui poter mettere i tacchi e dire che poi mi fanno male i piedi
ma mi piacciono e li metto lo stesso
ho bisogno di persone con cui poter bere una birra e potermene prendere altre due
senza dover dare giustificazioni
ho bisogno di persone con cui poter bere anche una grappa e un'altra birra 
senza che nessuno si scandalizzi
ho bisogno di poter ridere parlando di cazzate e arrabbiarmi parlando di cose serie
senza dover escludere nessuna delle due
ho bisogno di amiche che non sanno nulla di motori 
ma che se gliene parlo mi stanno comunque ad ascoltare
ho bisogno di poter mostrare di essere una donna anche se puzzo di grasso e benzina
senza dover far finta che una delle due metà non faccia parte di me
ho bisogno del mio uomo che apprezza la mia passione e il mio essere donna 
e non si scompone se guido a 190 km/h con la sua macchina
ho bisogno di persone che mi accompagnino a casa quando è davvero necessario
ma che non si sconvolgano se dopo che mi hanno portata a casa faccio finta di entrare e esco di nuovo a finire la serata in solitudine
ho bisogno di poter urlare di piacere
perché in questo non vedo nulla di male
ho bisogno di persone che abbiano la volontà di imparare a conoscere le mie mille vite 
senza farmele tenere tutte separate
...
chiedo troppo?!
...
forse ho solo bisogno delle mie persone! quelle che i km non scalfiscono
e che sanno con chi hanno a che fare!


vi voglio bene tesori miei!!!!!

domenica 13 marzo 2011

missyou


ti vorrei qui tutte le sere

venerdì 11 marzo 2011

ieri...un anno fa

ieri...un anno fa, questo blog ha preso vita.
ieri...un anno fa, ho deciso di condividere un po' di pensieri.
oggi...mi rendo conto
che questa è la valvola di sfogo per i miei attimi bui...
e ogni tanto anche per quelli luminosi...





giovedì 10 marzo 2011

extreme sensation

il mio corpo mi rema contro, ha deciso di punirmi da sempre e continua inesorabile a farlo. che io gli presti attenzione o no gli è ormai indifferente. che lo curi e lo coccoli non gli interessa minimamente. l'unica cosa che lo soddisfa è punirmi nei momenti e con i modi meno opportuni. gode a distruggere il mio cervello lentamente, in maniera sottile. è come un bambino capriccioso. lo sento lontano, distaccato, ma senza alternativa appiccicato su di me. a volte sogno la tentazione di fargli scherzi cattivi mentre dorme. ma quella peste sa come rispedire tutto al mittente e così mi accascio sul letto e aspetto che sua maestà decida di lasciarmi in pace...



lunedì 7 marzo 2011

lost butterfly

l'anima socchiusa 
guarda in dentro e ha paura
guarda fuori e ha terrore
cerca conforto nel pensiero logico
ma il cervello non collabora
è entrato in sciopero da giorni
chissà poi perché
il cuore continua a funzionare
ma a tratti si blocca anche lui spaventato
gli occhi vorrebbero piangere ma qualcosa impedisce loro di liberarsi del peso accumulato
i polmoni cercano conforto nel piacevole fumo tanto l'aria pulita è lontana
le mani ormai rassegnate all'attesa sperano in un contatto
i piedi sognano la sabbia fine e bianca
di terre perdute

io li ascolto tutti...incapace di accontentarli




domenica 6 marzo 2011

suono sordo

cervello in esplosione
naso chiuso
pile di pagine ancora da fare
aspirina in circolo
camera in subbuglio
MALEDIZIONEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE


giovedì 3 marzo 2011

martedì 1 marzo 2011

ieri...un anno fa

ieri...è esattamente un anno che sono approdata nella mia nuova dimensione
cambiata città, cambiata vita
un anno che è volato in un lampo
una scarica di piacevole adrenalina
che qualche volta è salita a mille, qualche altra si è un po' affievolita
ma è rimasta in ogni caso piacevole
un anno di relazione al telefono
che continua a funzionare anche se ora i cellulari li odiamo
un anno di facce nuove 
e menti nuove
qualcuna mi piace, qualche altra meno
un anno che ha ricucito qualche strappo
un anno in cui ho capito alcuni errori, alcuni li ho ripetuti, alcuni li ho sperimentati
...un anno...in fondo è solo un anno.


odio tante cose, ma oggi in particolare...




Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.



Antonio Gramsci